Il progetto studia i meccanismi che portano allo sviluppo delle neuropatie periferiche, ovvero le malattie dei nervi periferici. Le cause possono essere molto diverse: genetiche, metaboliche, tossiche, disimmuni. Si tratta di condizioni che possono alterare forza, sensibilità e funzioni involontarie (ad es. controllo del tratto gastrointestinale) nelle persone affette. Per molte di queste patologie non esistono terapie se non in grado di alleviare i sintomi senza curarle completamente; questo perché non conosciamo abbastanza bene i meccanismi che causano il danno ai nervi. L’obiettivo della ricerca è capire se esista un meccanismo comune che porta a queste malattie, concentrandosi in particolare su una famiglia di trasportatori cellulari chiamati “scambiatori sodio/calcio”. Lo scopo è verificare se intervenendo su questi trasportatori, o su altri fattori che le attivano, sia possibile prevenire il danno ai nervi e, in futuro, migliorare la qualità di vita dei pazienti.
La narrazione visiva traduce in forma poetica, simbolica e sensoriale le implicazioni profonde della quotidianità di laboratorio. L’ambizione è evocativa: un tentativo di raccontare visivamente ciò che accade dentro il corpo quando il segnale non arriva, si spezza, si distorce o si dissolve. Un’indagine visiva sul danno assonale e sulla fragilità della trasmissione nervosa. Ogni immagine è pensata come un segno minimo, essenziale, silenzioso, capace di evocare — attraverso oggetti semplici, luce e composizione — i concetti di squilibrio, frattura, interruzione, distorsione, attesa e assenza. Le fasi chiave del processo degenerativo del nervo.
Il progetto nasce dal desiderio di raccontare una dimensione scientifica complessa e invisibile: il vuoto che si crea tra impulso e risposta, su quel tratto interrotto dove il corpo smette di funzionare. Ma anche, e soprattutto, sulla possibilità, attraverso le immagini, di restituire forma a ciò che non si vede, ma che si sente.
